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Sinergia tra casco refrigerante in chemioterapia e trattamenti tricologici cosmetici mirati

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Sinergia tra casco refrigerante in chemioterapia e trattamenti tricologici cosmetici mirati
Questa segnalazione vuole essere una proposta di approfondimento su come un supporto del
tecnico tricologo con l’utilizzo di trattamenti a base di olii essenziali nel centro ed un home care
possano potenziare l’effetto del casco refrigerante.
Cos’è e come funziona il casco refrigerante:
Il casco refrigerante, che porta la temperatura del cuoio capelluto a 3-5 gradi, viene indossato poco
prima dell’inizio della terapia e tenuto dopo la somministrazione della chemioterapia. Il suo
meccanismo di funzionamento è semplice. I farmaci chemioterapici raggiungono i bulbi piliferi
attraverso il sangue: raffreddando il cuoio capelluto si ha un restringimento dei piccoli vasi
sanguigni che lo raggiungono e quindi una minore perfusione. In tal modo i follicoli vengono
esposti a una ridotta quantità di chemioterapici.
Il casco, però, non può essere usato in tutti i casi e la sua efficacia dipende dal regime
chemioterapico utilizzato: funziona meglio se si assumono soltanto antracicline ma dà risultati
insoddisfacenti con schemi che prevedano l’impiego combinato di antracicline, taxani e
ciclofosfamide. È scarsamente efficace anche per chemioterapie che prevedono dosaggi elevati. (1)
Data la presenza di alcune controindicazioni e dell’inefficacia in alcune terapie, la scelta di
sottoporsi al casco refrigerante è una decisione della paziente in accordo con l’oncologo.
Il caso:
Paziente: donna di 43 anni
diagnosi di carcinoma duttale infiltrante (componente in situ sul margine)
Stadio per T1C 1,2 cm pNO
Trattamento chemioterapico secondo schema EC (epirubicina-ciclofosfatide) per 4 cicli associato a
LH-RH analogo (decapeptyl) per 5 anni e seguita da exemestane.
Inizio 26 luglio 2021 termine 24 settembre 2021
Casco refrigerante ospedaliero ad ogni ciclo chemioterapico mezz’ora prima dell’infusione e un’ora
post.
Premessa:
La pz si è presentata presso il mio centro per la valutazione dell’acquisto di una tricoprotesi.
Data l’altissima densità di capelli e la loro lunghezza la pz mi comunicava altresì di aver deciso di
aderire al protocollo di utilizzo del casco refrigerante anche se le possibilità di funzionamento erano
molto scarse in base alle informazioni ricevute dal medico oncologo.
Viene quindi deciso di individuare la tricoprotesi (sia totale che parziale) per sopperire all’alopecia
annunciata e di procedere con un supporto cosmetologico di prodotti a base di olii essenziali.
Materiali e metodi:
I trattamenti in salone vennero limitati ai giorni del controllo che nell’arco dell’intera terapia e
furono 3 (essendo la pz di fuori Genova) mentre venne dato un protocollo di trattamento alla pz
stessa con regolare feedback settimanale via wathsapp.
In salone:
Trattamento lenitivo con un’emulsione pre detergenza , bagno capillare e lozione post detergenza.
Tutti e tre i prodotti contenevano olii essenziali di lavandula angustifolia, mentha arvensis ed aloe
barbadensis, eucalyptus globulus e bisabololo.
L’emulsione pre detergenza conteneva inoltre olio essenziale di camomilla recutita (matricaria).
Domiciliare settimanale:
Detergenza ogni 5 giorni con bagno capillare lenitivo (come quello usato in salone)
Trattamento con lozione daily lenitiva a necessità e comunque almeno 3 volte a settimana
(contenente anche olio essenziale di aurantium amara e bergamia oltre a quelli già menzionati).Domiciliare pre terapia:
Applicazione della lozione daily lenitiva mezz’ora prima dell’uso del casco (il prodotto avendo un
effetto “ICE” che in qualche modo si è pensato potesse andare in sinergia con il casco refrigerante)
Domiciliare post terapia:
a 12 e 24 h dall’infusione: applicazione del daily + casco rinfrescante cefalee.
a 48 h dall’infusione: trattamento detossinante a base dipinus sylvestris, salvia officinalis,
rosmarinus officinalis per ripristinare l’equilibrio del cuoio capelluto (sollecitato dalla terapia e
dalla tossicità stessa del farmaco sul tessuto)
La vera e propria detossinazione con stimolazione è stata poi eseguita a fine terapia dopo 30 giorni
da ultima infusione.
Risultati:
Dopo la prima infusione in 3^ settimana la caduta dei capelli è stata irrisoria
La maggior caduta è avvenuta tra la 3^ e la 4^ infusione soprattutto nella zona parietale.
A fine terapia i capelli sono continuati a cadere per ancora 20 giorni arrivando ad una perdita del
50% nella zona parietale mentre di circa un 20% nelle altre zone rispetto alla densità iniziale.
La densità di partenza (molto elevata) e la lunghezza dei capelli hanno permesso di sopperire alla
perdita con una cover di fibre di cheratina colorate con miscelazione dei pigmenti in maniera
personalizzata.
Conclusione:
Una volta che la paziente in accordo con l’oncologo, decide per l’utilizzo del casco refrigerante, il
supporto del tecnico tricologo con cosmetici mirati a base di olii essenziali ha migliorato la
performance del casco stesso.
Il singolo caso non può essere considerato un dato significativo ma comunque potrebbe essere un
campo di studio interessante.
Su dichiarazione stessa della paziente, l’accompagnamento durante tutto il percorso è stato di
grande supporto psicologico con una compliance molto elevata che ha sicuramente inciso sulla
costanza nel trattamento domiciliare (in alcuni giorni il profumo degli olii essenziali incideva
negativamente sulla nausea ma la pz ha eseguito ugualmente il trattamento).
Alla pz è stato inoltre richiesto un regime alimentare controllato in linea con la filosofia di
tricologia olistica applicata da anni all’interno del salone con assunzione di alimenti detossinanti
dopo le singole infusioni.
Bibliografia:
1) https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/lesperto-risponde/tumore-al-seno-
come-funziona-il-casco-che-evita-la-caduta-dei-capelli

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